In questi ultimi anni, abbiamo visto nascere interi mercati alimentari basati sulle intolleranze alimentari e sulle alternative dei “senza”, la cui composizione non presenta determinate proteine o nutrienti.

La richiesta di questi prodotti è aumentata, in quanto molti individui hanno riscontrato difficoltà ad assimilare e digerire determinati alimenti, che causavano spiacevoli “effetti collaterali” come meteorismo, nausea, vomito o problemi intestinali. Questa nuova circostanza è probabilmente una conseguenza derivata dell’espansione dei mercati e dalla globalizzazione, che hanno portato sulle nostre tavole prodotti troppo lavorati, senza dare peso alla loro stagionalità e alla loro freschezza.

Iniziamo per gradi e analizziamo in primis una definizione di intolleranze alimentari.

Cosa sono le intolleranze alimentari

L’intolleranza alimentare può essere definita come un gruppo di disturbi causati dall’ingestione di alimenti che il nostro intestino considera “tossici” e la cui reazione non dipende dal sistema immunitario.
La flora batterica intestinale è formata da microbioti, un insieme di lieviti e batteri presenti nel tratto gastro- intestinale. Il loro equilibrio viene chiamato eubiosi, ed è regolato dai simbionti o “batteri buoni”, che combattono i patogeni e si impegnano a mantenere un corretto funzionamento intestinale.
La disbiosi si manifesta a proprio a questo livello ed è caratterizzata da un’alterazione della microflora batterica, causata da un aumento dei batteri “cattivi” nell’intestino.

Le cause della disbiosi

La causa viene spesso identificata in regimi alimentari poco equilibrati, dove prevalgono eccessi alimentari come zuccheri o alcol e si riscontrano carenze di alimenti vegetali.

Infatti, siamo noi a scegliere come “popolare” la nostra flora batterica, decidendo di strutturare la nostra dieta in maniera equilibrata e sana; purtroppo, però succede che inconsapevolmente assumiamo additivi presenti in alimenti confezionati acquistati al supermercato e subiamo sgradevoli effetti collaterali.

Un’altra causa può essere riconosciuta nei farmaci o nelle terapie antibiotiche o ormonali che contribuiscono a destabilizzare la fauna intestinale, abbassando le difese immunitarie, causando spesso dissenteria o mal di pancia.

Da non sottovalutare inoltre è l’aspetto psicologico: in caso di depressione o eccessivo stress è più comune essere vittime di questo tipo di patologia.
La disbiosi viene spesso riscontrata in forma cronica nei casi di malattie come obesità, coliti o tumori.

Sintomi della disbiosi intestinale

In generale i sintomi più comuni riguardano le funzioni intestinali e si individuano in:
– meteorismo;
– tensioni addominali e gonfiore;
– stitichezza;
– nausea;
– vomito;
– vaginiti o candidosi nelle donne.

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